La botte piena e la moglie bona

Giovanna Esse
Created 7 mesi fa

1

– Col cazzo, Nino, quello non è scemo, te lo dico io.

Nino sbuffò:
– Io non ho detto questo: ho detto solo che è un tipo strano!
Sul campanile della chiesa principale l’orologio ricordò, ai pochi che ancora si attardavano in quella calda domenica di sole, che era appena passata l’una; al massimo mezz’ora e il centro di Latina si sarebbe del tutto svuotato.
– Vorrei essere strano come lui! – rise l’altro – Si è preso la più bella del paese, vive beato e si gode la famiglia. Chi sta meglio di lui? – continuò a seguire con lo sguardo il culo piacevole di Gaia, la moglie del “personaggio” di cui discutevano per passare la domenica mattina.
Era una bella donna, trentacinque anni o poco più, e il marito non era da meno, nonostante i sedici anni in più, rimaneva un bell’uomo: alto, interessante, dalla conversazione piacevole e schietta. Certo, era venuto dalla città e aveva colto il fiore più bello (questo, ai paesani, non andava giù). Anche quando non avevano nulla da ridire, non si arrendevano, ed ecco che definivano “strana” una situazione che di strano aveva solo un’evidente normalità.
Ciro aprì la portiera alla sua bella signora, qualche volta era anche galante, comunque sempre protettivo e affettuoso con lei.
A differenziarli non c’era solo l’età ma anche l’esperienza, tant’è che spesso la trattava un po’ più da figlia che da dolce metà. Era molto comprensivo con lei e aveva imparato a non pretendere più di quanto potesse dare.
Una volta a bordo si gustò le belle gambe della sua signora che spuntavano, eccitanti, dalla gonna elegantemente corta.
La loro figliola era dalla nonna e Ciro godette al pensiero di un possibile, cocente dopo pranzo.
Purtroppo, già alle quindici Gaia si addormentò beata sul divano, ma in una posa talmente discinta, che Ciro ne approfittò per farle una serie di foto, di nascosto.
Il suo corpo era esuberante e sensuale. Non aveva tolto la gonna e, di sopra, indossava una canotta a coste, color lilla.
I grossi seni trasbordavano gonfi dalla stoffa sottile; Gaia si toglieva il reggipetto non appena arrivava a casa.
Con la scusa di prendersi cura del suo riposo, Ciro, la aiutò a mettersi più comoda, ponendole un cuscino sotto la testa, però, nel frattempo, fece in modo che la gonna salisse più su e un capezzolo facesse capolino da una spallina, troppo tesa.
Ciro sedette di nuovo a tavola e aspettò alcuni minuti.

Gaia era completamente assopita. Riprese a fotografarla ma con maggiore libidine.
Scostò la gonna affinché le mutandine di sua moglie fossero in bella mostra, quasi inghiottite dallo spacco della sua intimità. Stava per smettere, quando Gaia, si voltò verso la spalliera del divano, scoprendo tutto il sedere.
La gonna salì ancora, adesso era solo una fascia, alta sulle natiche, mentre queste, da sotto, esplodevano libere.
Il filo sottile degli slip era ridotto a un perizoma, non faceva che arricchire lo spettacolo. Le gambe piegate in avanti, permisero al marito di scattare foto eccezionali del culo e della figa, parzialmente esposta, che oscurava il chiarore delle mutande a causa della naturale peluria.
Ciro intervenne delicatamente con le dita, e tirò le mutande verso l’alto, con la trazione, il filo di stoffa penetrò di più tra le carnose grandi labbra della moglie. Gongolava.
Quelle foto eccellenti superavano ogni sua aspettativa, probabilmente, nella loro spontaneità, sarebbero state ancora più belle di tante altre, scattate in posa, con Gaia sveglia e partecipe.
Leccandosi i baffi, pensò a quanto piacere gli avrebbero potuto fruttare quelle immagini.
Alla fine, coprì la donna con un lenzuolo e corse in camera sua a riversare le immagini sul PC, per poi cancellarle subito dalla fotocamera, per prudenza.
Poco dopo, nel silenzio del pomeriggio, armeggiando con le immagini di Gaia, si masturbò incapace di resistere.

2

– Alle quindici lo vado a prendere.– disse Ciro, sperando di indurre la moglie a innescare la solita sequenza. La ragazzina sarebbe stata portata dalla nonna, dove avrebbe passato volentieri il pomeriggio, mentre Gaia si sarebbe vestita in maniera provocante e si sarebbe truccata in modo raffinato.
La donna sapeva già come sarebbe andata, la cosa si ripeteva da un paio di anni, quasi una volta al mese.
L’ospite avrebbe passato un’oretta con loro, il tempo di un caffè, qualche dolcetto. Si sarebbe chiacchierato del più e del meno; poi suo marito avrebbe detto qualcosa tipo “Beh, noi andiamo nello studio” oppure, “Ci spostiamo in giardino”, e l’avrebbe invitata a seguirli, se voleva.
Gaia era già ammaestrata e doveva rispondere di no, anche se con grande cortesia. Il marito le aveva spiegato tutto… (o quasi).
I due uomini si ritiravano da qualche parte della casa o del giardino e si trattenevano, indisturbati, in seduta. Gaia non aveva mai capito in cosa consistevano quelle sedute del marito.
Lui diceva che si trattava di una specie di psicologia, che li intervistava in privato per scrivere un trattato, insomma: niente d’interessante per lei. Però un pizzico di curiosità la pervadeva, dato che le cose andavano in maniera un po’ strana.
Le persone che venivano erano sempre diverse, uomini di ogni età e non rintronavano mai. Mai!
Questa era la cosa più strana, in fondo. Avevano in comune, tutti, lo stesso vizioetto: la spogliavano, letteralmente, cogli occhi. Di qualsiasi argomento chiacchierassero, quegli uomini se la mangiavano con lo sguardo, e lo facevano in maniera insistente, senza discrezione, insomma. Senza rispetto per la presenza del marito.
Quegli strani ospiti guardavano le cosce, i seni, il culo, anche con sfrontatezza.
Suo marito lasciava fare, bonario, e la rassicurava, le diceva di non farci caso: quell’esibizione delle sue beltà tornava utile alla terapia. Li rilassava mettendoli a proprio agio e li faceva sentire sicuri di sé; in questo modo si abbattevano le barriere create dai loro complessi e dalle loro frustrazioni.

A dire il vero al marito poi piaceva giocare, a letto con Gaia: commentare su quegli sguardi vogliosi. Era proprio, dopo tutto, il primo a invitarla a vestirsi in modo provocante, succinto, desiderabile. A quale donna non piace esibirsi un po’? In paese, per strada, era quasi impossibile, troppe malelingue pronte a tagliare e a cucire… in casa sua, con degli estranei che venivano da fuori, per un’ora lei si concedeva i completini più eccentrici, le calze a rete osé, i tacchi a spillo delle scarpe rosse o laccate nere.
“Sarà” pensava però Gaia “ma a me tanto inoffensive le occhiate non sembrano, anzi, danno l’impressione di volermi saltare addosso all’istante!”
La cosa non era spiacevole, in fondo. Rompeva la monotonia della vita di provincia e, col tempo, lei stessa ci aveva preso gusto a rendersi più arrapante, quasi volgare, a volte discinta. Tanto, aveva il permesso del marito, che accettava la cosa di buon grado.
Dopo la tradizionale chiacchierata, quasi tutti si ritiravano a malavoglia, in solitudine, con Ciro. Massimo un’ora e poi se ne andavano via, tranquilli e rilassati.
Tutti, immancabilmente, avevano bisogno del bagno, ma è naturale, poveretti, dovevano fare il viaggio di ritorno; si sa, le toilette dei treni o i bagni dell’Autogrill, le usano tutti gli sporcaccioni.

3

Lo studio di Francesco Giorgi era elegante e sobrio.
Erano anni che non si vedevano ma lui fu ugualmente molto gentile con Gaia e l’aspettò, nonostante a quell’ora, in genere, avevano già terminato l’attività. Era da solo, senza segretarie, aveva voluto riceverla in privato, per sottolineare la loro vecchia amicizia e la sua discrezione.
– Vedi quel “gioco” era troppo strano, troppo ricorrente, perché, infine, non mi insospettissi. Per questo motivo mi sono organizzata e ho effettuato delle registrazioni.
L’avvocato cercò di capire meglio la situazione. Ora che avevano superato il limite della soggezione, era meglio parlar chiaro:
– Quindi, Gaia, scusa se te lo chiedo, ma tu non ti eri mai accorta di niente, insomma… in passato intendo…
– Capisco la tua perplessità, – rispose lei – ma vedi, Francesco, dopo un paio di anni di matrimonio, mio marito iniziò a farmi certi discorsi… mi istigava. Soprattutto quando ero eccitata, insomma a letto, per intenderci, faceva domande strane. Mi chiedeva se lo avessi mai tradito, mi chiedeva dei miei rapporti precedenti. Poi passò a domande sempre più intime su… – adesso, a freddo, provava un notevole disagio a riferire certi atteggiamenti – Beh, sul pene degli “altri”: su come scopavano, come venivano… cose di questo tipo! Questo succedeva nell’intimità. Al momento mi sembrava un modo per cercare l’eccitazione.
Gaia abbassò gli occhi, nonostante Francesco fosse veramente un vecchio amico le sembrava che quelle confessioni, piacevoli e innocue nei momenti di passione, divenissero volgari e colpevoli, raccontate a freddo, in un asettico studio di legale.
– Poi, una volta si spinse oltre: ci incontrammo con un giovane, un estraneo. Facemmo un giro in macchina e, infine, ci fermammo. Lui mi chiese di sedere dietro, insieme a quello. Lo feci! – guardò Francesco con gli occhi pieni di vergogna – Non giudicarmi male, ti prego, l’idea, in quel momento mi intrigava…
Invitò quell’uomo a toccarmi, a prendersi confidenze col mio corpo… con le mie parti intime. Il poveretto non era certo un gigolò, anzi, anche lui era impacciato e timido, credo che a bloccarlo, oltre al fatto che ero un’estranea, fosse anche la presenza di Ciro, che sedeva davanti, imperturbabile. Ma poi l’eccitazione ebbe la meglio: quello mi si buttò addosso, e mi toccò sempre più confidenzialmente le parti intime.

Ciro mi aveva fatto indossare una gonna svasata… Fattosi coraggio, iniziò a baciare e a succhiare dappertutto, anche, il mio sesso, diciamo, fino al punto massimo del mio piacere.
L’avvocato si contorse un po’ sulla sedia, faceva del suo meglio per non lasciarsi coinvolgere dal racconto di Gaia, ma non era facile resistere. Il suo membro tendeva a farsi duro e lui accavallava sempre più spesso le gambe, per cercare di controllare l’erezione inopportuna.
- Ciro, spiava tutto dal sediolino di guida, – continuò Gaia –
disse: “Perché non ricambi le carezze di…” e fece il nome di quello, ma ora non me lo ricordo. Ero su di giri! Riuscì a convincermi a tirargli fuori il pene, ricordo che era abbastanza piccolo.
Quello ovviamente era già molto eccitato. Quando lo liberai dai pantaloni, Ciro mi invitò a fargli il sesso orale… l’uomo non si trattenne e venne quasi subito, in bocca, non riuscii neppure a tirarmi indietro, anzi. Lui, appena iniziò a godere, mi trattenne per la nuca. – Gaia si agitò sulla sedia, imbarazzata. – Ebbene, sai cosa fece, Ciro dopo? Si voltò in fretta e mi baciò, subito. Non ho dubbi, lo sperma di quello lo bevve pure lui, lo fece apposta!

Gaia continuò; spiegò che poi, a freddo, aveva riflettuto su quell’incontro perverso. Al momento le era anche piaciuto ma lei non accettava situazioni così estreme. Da quel momento, aveva fatto di tutto per evitare quel tipo di incontri.
– Ciro, per un po’ cercò di farmi desistere, poi abbassò la guardia e si accontentò di “giocare” tra di noi. Parlavamo sempre di sesso promiscuo, di incontri e di desideri, però si accontentava di farmi foto, piccoli filmati, cose abbastanza innocenti, per una coppia.
Un paio di anni fa, iniziarono le strane visite degli “amici”.
– Ok! – disse Francesco – Capisco, ritieni sempre opportuno che io guardi il “famoso” video?
– E certo, – disse Gaia – se non ti disturba…
– No, no, però devo avvisarti di non crearti false illusioni, difficilmente un filmato ha significato probatorio in Tribunale.
Gaia gli sorrise:
– France’ io voglio solo lasciarlo… il video l’ho portato per farlo vedere a te, per farti capire quanto è subdola la mente di mio marito.
La signora consegnò la chiavetta a Francesco e, pochi istanti dopo, le immagini cominciarono a scorrere sullo schermo.
Il video ritraeva Ciro che, man mano, prendeva confidenza con un uomo sulla quarantina.
L’altro era restio, un po’ indeciso ma Ciro lo fece avvicinare a un tavolo e poi su televisore, iniziarono ad apparire immagini della moglie. Erano pose estreme, o pezzi di video veramente porno, girati col marito.
Il signore guardava i video rapito, così una volta che Ciro gli aveva abbassato i pantaloni, si eccitò e partecipò attivamente, senza più titubanze, a quella evidente “seduta” omosessuale.
Ciro era quello trainante tra i due uomini; si toccarono reciprocamente il membro, dopo qualche minuto, Ciro si inginocchiò per prendere in bocca l’affare dell’altro, che adesso sembrava non aspettare di meglio.
Il marito di Gaia si appoggiò al tavolo dello studio, facendo in modo che i video continuassero a scorrere, offrendo le natiche chiare allo sconosciuto.
L’altro ebbe di nuovo qualche reticenza; ci mise molto a penetrarlo, si aiutò con le dita bagnate di saliva.
Il viso di Ciro si fece contratto, ma solo per poco, superato il dolore, accettava egregiamente le spinte del maschio. Al contrario, adesso era evidente che cercasse di inarcarsi meglio per permettere una più profonda penetrazione.
Il rapporto terminò in maniera brutale; l’amico di Ciro si era infoiato e scaricò il suo piacere, dentro, con evidente soddisfazione, sbattendo con forza dietro di lui.
In nemmeno mezz’ora, l’uomo si era fatto Ciro, direttamente in piedi. Ora questi si asciugava con dei fazzolettini e si massaggiava il sedere appena profanato.
Anche l’uomo si rivestì, soddisfatto. Adesso la confidenza tra i due era aumentata. L’ospite attese che Ciro, da solo, si masturbasse in fretta, sburrando sul tavolo.
– Quindi me lo prometti: farai del tuo meglio? – disse lo sconosciuto. Nella stanza silenziosa, il microfono aveva registrato fedelmente il loro dialogo.
– Ma scherzi? – rispose lui – E’ interesse mio. Te l’ho già spiegato più volte: Gaia ci sta ma non è rapida come noi, come un uomo intendo… lei ha i suoi tempi, deve “digerire” l’idea, capisci?
L’altro assentì:
– Non vedo l’ora di scopartela tutta… – Ciro non si offese ma prese la volgarità come un complimento.
– Non preoccuparti… hai visto le foto e i video che pubblichiamo, no? Le piace, le piace assai… e credo che anche tu gli piaci. Già stasera le parlo di te… la faccio incuriosire, le racconto come scopi…
L’altro era gongolante e pieno di speranze, aggiunse qualche altra volgarità sulle forme di Gaia e sul desiderio, poco celato, di sodomizzare anche lei.
– Bravo. Hai capito! Hai visto, oggi pomeriggio, come esibiva le cosce? E le calze a rete? Lei sa tutto! Altrimenti perché si sarebbe messa tanto in mostra? E tu le piaci, me l’ha detto prima; già adesso, sono sicuro, sarà pazza di piacere, sapendo che abbiamo fottuto, tra di noi. Magari è pure pentita di non avere partecipato…
Sono sicuro, la prossima volta te la faccio fottere in tutti i buchi!

Francesco la guardò ambiguo, poi disse:
– Amica mia, non sarà facile dimostrare che eri all’oscuro di tutto, vedrai. Per il momento, possiamo solo cornificarlo, per vendetta, come ai vecchi tempi… ricordi? – e si alzò, per farle vedere la patta tesa dei suoi calzoni.
Gaia non si stupì, invece, con gesto lento e disinvolto, si fece scorrere le mutande nere lungo le cosce, fino a lasciarle a terra. Le allontanò coi tacchi a spillo poi si avvicinò lentamente al suo vecchio boy friend:
– Cornificarlo? – ridacchiò la donna mentre gli sbottonava la cintura – Assurdo… se gli raccontassi tutto quello che faremo ne sarebbe entusiasta… ma sono stufa: voglio un vero uomo, al mio fianco.
Gaia scese e si accovacciò subito davanti a Francesco.
– Solo una cosa: come hai fatto a filmare tutto così bene? E con una telecamera nascosta, poi? – chiese, mentre iniziavano a bruciargli le tempie.
Gaia, controvoglia, si liberò la bocca, appena riempita dal suo cazzo:
– Telecamera nascosta? – rise di cuore – Ma cosa dici? Mi è bastato chiedere a Ciro… gli ho detto che sarei stata felice di vedere cosa diavolo ci faceva con tutti quegli uomini che venivano a casa. E lui eccitatissimo mi ha fornito tutto il materiale, tutte le riprese che aveva effettuato durante le sedute.

Mi ha detto “Cara, spero che quello che vedi ti renderà felice…” come vedi, ho già cominciato. – e riprese a fare il pompino felicemente.

Genere

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